L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 43

 

IL RITORNO DEL RE

 

(PARTE PRIMA)

 

 

AVVISI DI TEMPESTA

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

            Ci sono otto milioni di storie nella città nuda, diceva l’inizio di un celeberrimo film noir degli anni 40.[1] Era vero allora ed è vero oggi. A volte alcune di queste storie s’intrecciano tra loro e finiscono col formare una grande storia che riguarda le vite di diversi individui spesso inconsapevoli del ruolo che il destino ha assegnato loro nella grande ragnatela che chiamiamo vita.

Mi chiamo Ben Urich e sono un giornalista del Daily Bugle. Il mio compito è narrare storie e talvolta anche prendervi parte.

Questa è una di quelle volte.

 

 

1.

 

 

            Comincia con un omicidio. Un omicidio non è esattamente una cosa insolita  in questa città, ma di certo questo non è un comune caso d’omicidio. Non quando la vittima si chiama Joey Carbone ed in vita è stato uno dei più noti boss del Crimine Organizzato a Manhattan; non quando la sua morte è stata causata da un volo di oltre 40 piani dal tetto di un grattacielo con indosso nient’altro che la sua pelle. Omicidio? E perché non suicidio o incidente? Certo, se credete che il vecchio Joey sia arrivato sulla terrazza panoramica in piena notte nudo come un verme per poi buttarsi o magari scivolare giù oltre la ringhiera di sicurezza… perché, vedete, c’è il piccolo particolare che gli abiti di Joey non si sono trovati da nessuna parte.

            Quando io e la mia quasi obbligatoria spalla Candace Nelson arriviamo sulla scena del crimine, i raggi del sole stanno sempre più illuminando la scena del crimine. Un paio di agenti in uniforme ci bloccano assieme ad un certo numero di altri giornalisti della carta stampata e della TV ed aldilà delle transenne riesco a vedere un paio di Detective dell’Ufficio Controllo Crimine Organizzato che ho avuto modo di conoscere in passato. Nulla di strano, dopotutto, vista l’identità della vittima, e nemmeno nel fatto che io e gli altri giornalisti ne fossimo già a conoscenza. Per quanti sforzi si facciano in certi uffici, non c’è proprio modo di tenere segrete certe notizie; in questo caso, poi, la morte è stata fin troppo spettacolare: qualcuno ha voluto lanciare un messaggio, un avvertimento, ma di cosa e per chi? La mia sensazione è che la risposta sarà molto spiacevole per tutti gli abitanti di questa città, da qualsiasi parte della legge stiano.

 

            La voce della receptionist è per me chiara come se lei sedesse proprio davanti a me, invece che nell’atrio:

-Studio legale Nelson & Murdock, buongiorno… aspetti che controllo...-

            Spingo il pulsante “viva voce” quasi un attimo prima dello squillo:

-Si, Gertie?- chiedo, pur sapendo già la risposta.

<<Un uomo per lei, avvocato Murdock, non ha voluto dire chi è, dice che lei lo conosce bene.>>

            Un uomo che mi conosce bene, ma non vuol dire la sua identità? Se, come il mio amico Peter Parker, avessi un senso del pericolo, sono sicuro che ora nella mia testa squillerebbe un allarme. C’è troppa gente in giro che sa di me più di quanto sarebbe igienico per la mia salute,  ma si dà il caso che io sia un tipo molto curioso.

-Me lo passi.-

            Un lieve scatto sulla linea, poi dall’altro capo del filo una voce che conosco bene, ma non sentivo da mesi:

<<Come sta, Mr. Murdock?>>

            Cerco di non lasciar trapelare emozioni mentre rispondo all’uomo che è stato, e forse sarà sempre, uno dei miei più pericolosi avversari:

-Sto bene, Mr. Fisk, e lei? Apprezza l’ospitalità Federale?-

            Posso immaginare una smorfia sul viso grasso di Wilson Fisk mentre replica:

<<Non mi lamento. Mi concedono di telefonare all’esterno, regime di minima sicurezza, immagino che lo sappia. Oggi ho deciso di chiamare lei, ero curioso di sapere come le va la vita. Ho sentito che ha incassato una sostanziosa parcella per quell’affare dei mutanti,[2] spero che sappia far buon uso di quel denaro, non si sa mai cosa può accadere di questi tempi.>>

-Era una minaccia, Kingpin?-

<<Il mio nome è Fisk, Wilson Fisk, Kingpin è solo un nome attribuitomi dal sensazionalismo dei media… ed io non faccio mai minacce a nessuno. Mi auguravo solo che lei avesse preso precauzioni contro i molti pericoli di questo mondo violento. Buona giornata, Murdock>>

            La telefonata termina ed io mi ritrovo solo a pensare. Wilson Fisk, alias Kingpin, è stato il Capo incontrastato del Crimine Organizzato a New York sino a non molto tempo fa, finché il Gufo non l’ha, per così dire, detronizzato, espandendo, poi, il suo potere sino a quasi tutta la Costa Orientale. Kingpin è stato anche condannato a 6 anni di carcere per evasione fiscale dal Tribunale Federale e per altri reati minori dal Tribunale Statale di New York ed è attualmente detenuto nel Carcere Federale di Minima Sicurezza di Otisville, nella Orange County, in attesa d’appello. Anche se lo perdesse, visto il tipo di condanna, potrebbe, comunque,  essere rilasciato sulla Parola tra poco più di un anno. Perché mi ha chiamato proprio adesso, dopo tanto tempo? Che scopo aveva? Wilson Fisk, per mia sfortuna, è tra coloro che sono al corrente della mia identità segreta di Devil, l’Uomo senza Paura e questo lo rende molto pericoloso per me. Finora ha sempre preferito tenere per se questo segreto, ma le cose cambiano. So che ha in mente qualcosa e con una sorta di perverso senso dell’umorismo ha voluto comunicarmelo. Qualunque cosa sia, è certo che porterà guai e non solo a me.

 

           

2.

 

 

            Da quando è diventata Capo della Sezione Crimine Organizzato  Il Vice Procuratore degli Stati Uniti Katherine Malper ha scoperto di non avere molto spazio per il tempo libero e la vita privata. Il Distretto Giudiziario Federale Meridionale dello Stato di New York ha giurisdizione sull’Isola di Manhattan e sul Bronx, per limitarci alla Città di New York, ed è quanto basta a tenerla molto occupata, senza contare il pericolo per la sua vita.  Un tempo, il Crimine Organizzato si asteneva giudiziosamente dall’attaccare poliziotti, giudici Pubblici Ministeri, a meno che non fossero dei “traditori della Famiglia” che andavano puniti. Anche questo è cambiato negli anni, però, e le nuove e più aggressive mafie non seguono le vecchie regole e se ne infischiano di tenere un basso profilo. Se ritengono qualcuno un pericolo, lo eliminano senza preoccuparsi di chi sia e delle possibili conseguenze. Anzi, secondo il loro punto di vista, più grande è il bersaglio e maggiore è l’impatto.

Kathy sta esaminando le carte relative all’appello di Wilson Fisk in cui ha deciso di comparire personalmente a sostenere l’accusa, quando la sua segretaria entra trafelata nell’ufficio:

-Accenda la TV, presto.- le dice, senza perdere tempo in formalità.

            Il tono d’urgenza nella sua voce basta a Kathy per fare come le ha chiesto senza discutere. La giovane donna si sintonizza su uno dei canali di notizie 24 ore su 24.

<<… Gregory Anderson, Capo della Divisione Penale della Procura degli Stati Uniti del Distretto Sud dello Stato di New York, è stato assassinato mentre stava pranzando nel prestigioso ristorante…>>

            Kathy si sente quasi mancare il fiato, Anderson è… era il suo superiore diretto.

-Il Procuratore è in ufficio?- chiede.

-Credo di si.- risponde la segretaria.

-Lo chiami, devo vederlo immediatamente.-

            Il tono di Kathy non ammette repliche, Il bel volto della giovane avvocatessa è cupo adesso. È in atto una guerra, ma chi l’ha dichiarata?

 

.           I miei cosiddetti ospiti siedono in silenzio mentre il mio sguardo scivola lentamente su ognuno di loro. Li conosco tutti quanti molto bene, sono i rappresentanti dei cartelli criminali della Costa Orientale, uomini ed anche donne di etnie  e provenienze varie: neri di Harlem, giamaicani, cubani, russi, ucraini, cinesi ed altri ancora. Nessuno di noi si fida degli altri e se devo essere onesto, con ottime ragioni.

-Allora, Gufo…- dice con impazienza Alexei Kostantinovitch Gerasimov, il Capo della Fratellanza di Little Odessa, un uomo che sotto un bell’aspetto nasconde un animo spietato e crudele. -… di cosa vorresti discutere?-

-Di questo.- dico, facendo scivolare sul tavolo l’edizione straordinaria del Daily Bugle. Gerasimov si limita a dargli un’occhiata distratta e scuote le spalle.

-L’Omicidio di un avvocato… e allora?

-Non un semplice avvocato, lo sai benissimo: era il capo della Divisione Penale della Procura Federale qui a Manhattan, forse l’uomo più importante di  quell’ufficio dopo il Procuratore Nelson. Chiunque l’abbia fatto uccidere, potrebbe aver commesso uno sbaglio imperdonabile.-

-E perché?-

-Ci sono tre categorie che non si devono mai toccare: i poliziotti, i giudici ed i pubblici ministeri… a meno che non siano nostri “impiegati” che hanno sgarrato. Una cosa del genere porta sempre indesiderato clamore ed altrettanto indesiderata attenzione sulle nostre attività e motiva i nostri avversari a combatterci con più vigore.

-È una regola vecchia, ormai… superata dai tempi e, comunque, io non rendo conto a te di quello che faccio, Gufo.-

-Ma se le tue attività intralciano quelle degli altri, non aspettarti che i tuoi vicini stiano fermi senza far niente.

-È una minaccia?-

-Non faccio mai minacce, è solo un avvertimento amichevole… per te e per il tuo capo, il cosiddetto Ivan il Terribile.-

        La riunione continua per un altro pò, quindi ci salutiamo e Lapide, il mio fidato luogotenente, esce dall’ombra.

-Quel russo… devo farlo fuori?- mi chiede.

        Sogghigno, mentre rispondo:

-Non ancora… voglio prima sapere che intenzioni abbia e coglierlo nel momento più favorevole per me. Piuttosto, come sta andando quell’operazione nel Bronx?-

        Se gli squali sorridessero somiglierebbero a Lapide mentre risponde:

-Tutto a posto, i nostri amici hanno seguito tutti gli indizi che abbiamo dato loro e non sospettano niente.-

-Molto bene, molto bene, tienimi informato.-

        Raggiungo la cima della torre e mi lancio nel vuoto ed ancora una volta assaporo il piacere del volo e so di essere padrone del mio destino.

 

        Com’era facile prevedere, la morte, per quanto spettacolare e bizzarra, di un mafioso di terza categoria finisce soppiantata nelle notizie del giorno dalla morte altrettanto violenta di un importante funzionario della Procura degli Stati Uniti. A quanto pare, Anderson stava pranzando con la famiglia ed alcuni amici in un ristorante nel centro di New York, quando si è improvvisamente accasciato sul tavolo. Sul principio si era pensato ad un infarto, ma poi la gente intorno ha visto il sangue, molto sangue e qualcosa che sarebbe stata identificata come materia cerebrale che assieme al sangue era schizzata su coloro che gli stavano più vicini. È stato subito chiaro che era stato colpito da un proiettile. Un colpo solo, alla nuca, con un fucile ad alta precisione con mirino e silenziatore. Un colpo da professionista, ma per conto di chi? La Procura degli Stati Uniti del Distretto Sud dello Stato di New York è organizzata in due grandi Divisioni: Penale e Civile. Anderson dirigeva quella Penale e sotto di lui c’è l’ufficio Crimine Organizzato, quindi sembra logico pensare che l’ordine di ucciderlo sia venuto da una delle Organizzazioni cittadine, ma quale?

-Ben… Robbie e J.J.J. vogliono vederci… subito.- mi dice Kathryn Cushing, la Capo Redattrice.

-Arrivo Kate.- rispondo.

            Si preparano grandi manovre, ci scommetto.

 

 

3.

 

 

           Le tenebre non significano molto per me, nelle tenebre ci vivo da quando avevo 15 anni e mi ci sento a casa mia. Certo, non significa che mi piaccia essere cieco, avere dei sensi supersviluppati è un grande vantaggio, lo ammetto, ma preferirei poter vedere ancora. Non ho mai visto il volto della donna che ho amato più di ogni altra, conoscevo bene quel volto, le mie dita hanno esplorato il suo contorno ed hanno conosciuto ogni suo più piccolo particolare, ma non saprò mai davvero com’erano profondi ed intensi i suoi occhi o rosse le sue labbra, non lo saprò mai, anche se riacquistassi la vista domani… non lo saprò mai perché Karen è morta. Mi è stata strappata via insensatamente da uno spietato assassino e non passa giorno che non pensi a lei, perfino ora che nel mio costume di Devil volteggio sulla città  diretto verso il mio vecchio quartiere di Hell’s Kitchen, di cui mi sono auto eletto protettore. Sotto di me c'è la chiesa di Nostra Signora della Misericordia, dove vivono ed operano due persone che ben conosco, una delle quali mi è particolarmente cara. Sto pensando se farle visita, quando, improvvisamente mi fermo. Non è proprio che abbia percepito qualcosa, è più una sensazione, la sensazione di essere osservato, ma non c’è nessuno… nessuno che i miei sensi riescano a cogliere… non più almeno, ma c’era lo so e mi pare di sentire la sua risata portata dal vento. “Non ancora, vecchio nemico…” è come se mi dicesse “… non ancora…ma presto.”

            Se è così… io ti aspetto, Bullseye. 

 

La figura vestita col costume blu ridacchia soddisfatta. Sarebbe stato facile uccidere Devil senza che se ne accorgesse. Facile e poco soddisfacente. Quando lo ucciderà sarà nel momento e luogo scelto da lui. In passato ha sbagliato a farsi guidare troppo dall’odio, stavolta sarà diverso. Dopotutto con un avversario del calibro di Devil la vita è di sicuro meno monotona… e se c’è una cosa che Bullseye odia è la monotonia.

 

            Richard Hang era un uomo rispettato a Chinatown. Ovviamente tutti sapevano che faceva parte della Triade del Drago Rosso e secondo il codice numerico in uso presso le Triadi ne era il 438, ovvero il secondo in comando. Abbiamo detto era, perché stamani è stato ritrovato nel letto di casa sua a Chinatown con una ferita che gli ha tranciato la gola in modo tale che la testa è ancora attaccata al collo solo per una striscia di tessuto. Nessun indizio sull’assassino, ma per la Triade una cosa è chiara: se qualcuno vuole la guerra l’avrà.

 

 

4.

 

 

            La limousine nera si ferma davanti ad un’elegante palazzina in Central Park West ed un portiere gallonato si affretta ad aprire la portiera permettendo ai passeggeri di scendere. Subito dopo, la vettura si muove, diretta ad un vicino garage. Richard Fisk sorride,  ben conscio degli sguardi d’ammirazione che suscita la sua compagna. Quanto alla donna al suo fianco, si muove con una naturale eleganza, i suoi capelli biondi ondeggiano ricadendo lungo la sua schiena. Cammina guardando dritta davanti a se, gli occhi nascosti da due ampi occhiali scuri. Il personale dell’atrio ha un’ultima visione di lei mentre le porte dell’ascensore si chiudono, poi più niente.

-Dunque ti sei divertita a Isla Suerte cara?- chiede Richard alla ragazza.

All’inizio si.- risponde lei -… dopo un po’, però ci si annoia … per fortuna c’erano i weekend.- un sorriso malizioso le si dipinge in viso.

-Già… beh spero che troverai il tuo soggiorno a New York almeno istruttivo, credo che…- l’improvviso squillo del cellulare distrae Richard e lui dopo una veloce occhiata al display, risponde –Si, dimmi. Uhm…. Molto bene… quando è pronto mandalo dove sai… e per il resto?… Perfetto… procediamo come stabilito, allora.-

            La conversazione si chiude.

-Buone notizie?- chiede la donna.

-Ottime, direi.- risponde Richard.- il nostro piccolo progetto sta procedendo come previsto. E tu sei pronta per la prossima fase?-

-Naturalmente. Quando cominciamo?

-Oh, io direi prestissimo, appena sistemati gli ultimi dettagli. Allora che mi dici: sei pronta per rivedere il tuo vecchio amico Matt Murdock?-

           

        La maggior parte della gente, perfino a New York ha una pessima e spesso errata idea del Bronx. Se è vero che nel South Bronx incontriamo ancora delle zone degradate, anche se ci sono segni sempre più evidenti di un rinnovo urbano e sociale, proseguendo verso nord arriviamo a zone decisamente signorili, come University Heights, Bedford Park e soprattutto Riverdale dove si trovano magioni molto antiche, dimora di un bel po’ di ricchi e potenti della New York che conta. Ed è il viale d’accesso di una di queste dimore che imbocca l’auto guidata da Deborah Harris, che ne scende assieme al padre, il consigliere comunale Bernard Harris. I due vengono condotti da un’impeccabile cameriera sino ad un salotto dove  sono accolti da un gruppo di persone alquanto eterogeneo. Il più normale di loro è il padrone di casa, un uomo dai capelli grigi, sulla sessantina, che saluta i nuovi arrivati con calore:

-Mia cara Debbie, vedo che ci hai portato finalmente tuo padre… è un piacere rivederti Bernard, anche se non mi sembra che tu abbia una bella cera.-

-Taglia corto Jonas.- replica seccamente Harris -Sai benissimo che non sarei qui se non avessi costretto mia figlia a fare quel che volevi con il ricatto.-

-Ricatto? Che brutta parola.- ribatte Abner Jonas –Diciamo che Debbie è una brava figlia a cui non fa piacere che il proprio padre sia  portato a giudizio per aver accettato, diciamo… regali non autorizzati da certi lobbysti.-

-Non perdiamo tempo.- replica Harris impaziente –Che volete da me?-

            L’uomo vestito con un costume scuro si avvicina al consigliere.

-Semplicemente tutto quello che ha, Mr. Harris.- dice con voce tranquilla.

-Io... ti conosco… sei…-

-Sono lo Spettro Nero ed ora lei, Consigliere Harris, appartiene alla nostra organizzazione anima e corpo. Farà tutto quello che le diciamo o perderà ogni cosa, compresa la sua vita e quella di sua figlia, mi sono spiegato?-

            Il tono dell’uomo chiamato Spettro Nero è deciso e non c’è dubbio che non sta minacciando invano.

Debbie prega silenziosamente. Sta conducendo un gioco estremamente pericoloso, ma sapeva cosa faceva quando ha accettato la proposta del Procuratore Distrettuale e non può tirarsi indietro ormai. I peccati del passato si scontano sempre. Si guarda intorno. Lo Spettro Nero non è solo nella stanza, con lui c’è una donna dalla pelle molto pallida vestita solo di un succinto bikini e di una mantellina. Debbie la riconosce: è Nekra, anni fa la sua organizzazione attentò alla vita  di Foggy Nelson, che all’epoca era suo marito.[3] Non era sola, però, c’era anche un altro con lei, il vero capo dell’organizzazione terroristica chiamata, guarda il caso, proprio Spettro Nero. Era un mutante e si chiamava…

-Sono contento anch’io di conoscere Miss Harris… una volta l’avrei chiamata Mrs. Nelson, giusto? Ma era tanto tempo fa. È ancora in contatto con il suo ex marito, Miss Harris… o magari con Devil? Sarei curioso di saperlo… e lei me lo dirà volentieri e di sua spontanea volontà…- Debbie sussulta nel vedere l’essere che somiglia ad una scimmia antropomorfa, una particolare scimmia -… dopotutto, nessuna donna è capace di mentire al Mandrillo.-

 

            L’uomo è imponente. Qualcuno lo definirebbe grasso, ma sbaglierebbe e questo sbaglio potrebbe costargli molto caro. Il suo nome è Wilson Fisk, ma negli ultimi anni della sua vita è stato un altro il nome con cui è stato conosciuto: Kingpin. Perfino ora che è in carcere e che il suo impero criminale è in pezzi finito perlopiù nelle mani di un avversario che lui considerava e tuttora considera indegno, perfino ora, dicevamo, è il solo nome con cui tutti lo chiamano.

            È solo questione di tempo, si dice mentre si sottopone alla quotidiana sessione di allenamento nella prigione federale in cui è rinchiuso. Presto ci sarà la sua udienza d’appello ed allora, se tutto va bene, sarà liberato. E se non funziona… ci sono altri mezzi per ottenere ciò che vuole. Le sbarre di una prigione non bastano a fermarlo: riavrà ciò che è suo di diritto ed avrà la sua vendetta. Dopotutto lui è Kingpin

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Inizia qui, con una prima parte sostanzialmente di presentazione dello scenario e dei personaggi, una nuova saga in otto parti in cui torneremo ad atmosfere più hard boiled condite da un po’ d’azione in stile supereroistico; rivedremo vecchi personaggi e saranno chiariti molti punti in sospeso. Ed ora le note.

1)     Triade è la denominazione popolare e non del tutto corretta della cosiddetta Mafia Cinese. Ci vorrebbe troppo tempo per spiegarne l’organizzazione. Basti dire che i membri sono identificati da codici numerici e da suggestivi nomi in codice. Ad esempio: il Capo di una Triade è chiamato 489 oppure Signore della Montagna, il suo vice è il 438 o Vice Signore della Montagna e così via.

2)     Rivediamo finalmente la misteriosa alleata di Richard Fisk e ci apprestiamo, per la gioia di coloro che non l’hanno ancora indovinata, a svelare la sua identità.

3)     Bernard Harris, il padre di Debbie, è apparso per la prima volta in Daredevil Vol 1° #10/11 (devil, Corno, #10) per opera di Stan Lee & Wally Wood. Non lo si vedeva più dall’epoca del matrimonio (peraltro sfortunato) di Foggy Nelson con sua figlia Debbie in Daredevil Vol 1° #166 (Uomo Ragno, Corno, 2° serie #49).

4)     Nella stesa storia veniva introdotto anche Abner Jonas, ambiguo candidato a Sindaco di New York per un terzo partito e che si rivelava essere il misterioso capo criminale conosciuto come Organizzatore. Dopo tutto questo tempo i suoi piani sono sempre gli stessi, ma non è detto che abbai il comando.

Nel prossimo episodio: la malavita è in fermento e tra le gang potrebbe scoppiare la guerra proprio mentre i cospiratori dello Spettro Nero stanno per fare le loro mosse e Devil è preso nel mezzo. Tutto questo ed anche Kingpin ed il ritorno di qualche altra vecchia conoscenza.

 

 

Carlo



 

[1] La città nuda  diretto da Jules Dassin nel 1948

[2] Nell’ultimo episodio.

[3] In Daredevil Vol 1° #108 (Devil, Corno, #114/115).